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Putin rieletto presidente: un plebiscito o una minaccia? Intervista a Pino Cabras su elezioni russe, crisi Ucraina, e futuro dell’Europa.

Pino Cabras: Putin e il futuro dell’Europa

Pino Cabras, ex parlamentare 5 Stelle e di Alternativa, oggi esponente di Democrazia Sovrana e Popolare, è stato fra gli osservatori che si sono recati a Mosca per le recenti elezioni presidenziali, le quali si sono tradotte in un vero e proprio plebiscito per Vladimir Putin.

“Pino Cabras, ex parlamentario del Movimento 5 Stelle e di Alternativa, oggi membro di Democrazia Sovrana e Popolare, è stato uno degli osservatori che si è recato a Mosca per le recenti elezioni presidenziali, le quali si sono tradotte in un vero e proprio plebiscito per Vladimir Putin”, racconta a Notizie Geopolitiche sul volo di ritorno da Mosca.

“E’ stata un’esperienza molto intensa, ho potuto percepire una fase nuova”, racconta a Notizie Geopolitiche sul volo di ritorno da Mosca. A seguito di un lungo lavoro Putin ha consolidato una verticalità del potere, è riuscito a raccogliere attorno a lui la maggior parte dei cittadini russi. E’ stato un ‘voto d’ordine’, che si contrappone alla vulgata dei media occidentali i quali hanno parlato di ‘voto sulla punta di baionetta’, di rastrellamenti di elettori riluttanti con il Kalashnikov oserei dire, invece di voto libero qual è effettivamente stato. Questo quadro tuttavia non pregiudica altri rilievi su aspetti critici sulla qualità della democrazia, si possono sempre fare critiche, ma è l’occidente ad aver compromesso molto della qualità della propria democrazia. Ora Putin ha gli strumenti per rilanciare la Russia in un contesto internazionale, proprio a seguito del fortissimo consenso”.

“E’ stata un’esperienza molto intensa. Ho potuto percepire una fase nuova”, riassume Cabras. Secondo lui, a seguito di un lungo lavoro, Putin ha consolidato una verticalità del potere e ha ottenuto la maggioranza dei voti dei cittadini russi. “È stato un ‘voto d’ordine’, che contrasta con ciò che i media occidentali hanno definito un ‘voto forzato’, con il rastrellamento degli elettori riluttanti con il Kalashnikov. Questa narrazione non compromette i valori critici sulla qualità della democrazia, ma è l’Occidente che ha compromesso molto della propria democrazia”, afferma Cabras. Secondo lui, Putin ha ora gli strumenti per rilanciare la Russia nel contesto internazionale grazie a questo forte consenso popolare.

– In realtà un contesto internazionale a metà, dal momento che l’occidente ha chiuso ogni possibilità di dialogo con la Russia…

“Non ne sono convinto. E’ vero, anche Putin ha smesso da tempo di interfacciarsi con il bureau dell’Ue, ma l’Europa non è solo l’Ue, e la sicurezza resta comunque indivisibile”.

“In realtà, il contesto internazionale è solo a metà, poiché l’Occidente ha chiuso ogni possibilità di dialogo con la Russia”, osserva Cabras. Tuttavia, secondo lui, l’Europa, nonostante Putin abbia smesso da tempo di comunicare con l’UE, non si limita all’UE, e la sicurezza rimane indivisibile.

– Possiamo dire che è stata la crisi ucraina a portare al gelo fra Ue e Russia, nonostante il nostro vicino sia tutt’altro che trascurabile per il mercato e per le risorse energetiche?

“L’intento dell’Ue è stato quello di ‘disaccoppiare’ l’economia dallo spazio euroasiatico, con evidenti conseguenze per i cittadini residenti nell’area Ue”.

“Possiamo dire che è stata la crisi ucraina a portare al gelo fra l’UE e la Russia, nonostante il nostro vicino sia tutt’altro che trascurabile per il mercato e per le risorse energetiche?”, chiede Cabras. “L’intento dell’UE è stato quello di ‘disaccoppiare’ l’economia dallo spazio euroasiatico, con evidenti conseguenze per i cittadini residenti nell’area dell’UE”, risponde.

– Ci siamo quindi tirati la zappa sui piedi?

“In Ue siamo ormai al vassallaggio rispetto alle strategie anglosassoni, parlerei per connotazione di ‘talassocrazie’. Tuttavia la Russia non ha rinunciato a un ‘soft power’ che tra qualche anno potrebbe portare a una nuova interazione. Anche perché, come ha notato l’analista geopolitico ucraino Ratislav Ishchenko, che ora vive nella Federazione Russa, la Russia si sta tenendo pronta ad assumersi il fardello di una nuova funzione di regolazione dello spazio europeo, perché l’Ue sta entrando in una fase di grave crisi”.

“Quindi, ci siamo tirati la zappa sui piedi?”, chiede Cabras. “Nell’UE siamo ormai al vassallaggio rispetto alle strategie anglosassoni, potremmo parlare di ‘talassocrazie'”, risponde. Tuttavia, secondo lui, la Russia non ha rinunciato al suo “soft power” che, entro qualche anno, potrebbe portare a una nuova interazione. Inoltre, Cabras fa riferimento al parere dell’analista geopolitico ucraino Ratislav Ishchenko, che attualmente vive in Russia, secondo cui la Russia si sta preparando a assumere una nuova funzione di regolatore nello spazio europeo, poiché l’UE sta entrando in una fase di grave crisi.

– Ritiene quindi che prima o poi l’Ue e Putin dovranno tornare a sedersi attorno a un tavolo?

“La classe dirigente russa si sta preparando a gestire la crisi dell’Ue, la quale sta puntando irrazionalmente a uno scontro totale”.

“Ritiene quindi che prima o poi l’UE e Putin dovranno tornare a sedersi attorno a un tavolo?”, chiede l’intervistatore. “La classe dirigente russa si sta preparando a gestire la crisi dell’UE, che sta puntando irrazionalmente a uno scontro totale”, risponde Cabras.

– Intende dire cruento?

“No, non solo nel senso di armato, ma comunque dalle conseguenze imprevedibili, perché c’è una crisi del ruolo dell’Ue, basti vedere quanto sta accadendo in Africa da un lato, e dall’altro al processo di deindustrializzazione, con la consegna della catena del valore dell’industria europea a un’economia di guerra subordinata agli Usa che arriverà a sacrificare la classe media. Potrà l’Ue reggere a pressioni così forti? All’autoinfliggersi tali limitazioni? In questo contesto Putin rappresenta una classe dirigente che ha addirittura l’ambizione di dare una risposta, mentre l’Ue si limita alla retorica russofobica”.

“Intende dire cruento?”, chiede l’intervistatore. “No, non solo nel senso armato, ma comunque con conseguenze imprevedibili”, risponde Cabras. Secondo lui, c’è una crisi del ruolo dell’UE, come dimostra ciò che sta accadendo in Africa e il processo di deindustrializzazione. Questo processo prevede la consegna della catena del valore dell’industria europea a un’economia di guerra subordinata agli Stati Uniti, il che porterà al sacrificio della classe media. Cabras si chiede se l’UE potrà resistere a tali pressioni e se è logico autoinfliggere tali limitazioni. In questo contesto, Putin rappresenta una classe dirigente che ha persino l’ambizione di dare una risposta, mentre l’UE si limita alla retorica anti-russa.

– Quindi vede per l’Ue un futuro poco roseo…

“E’ avvenuta una trasformazione in modo rapidissimo, per cui oggi l’Ue – ormai istituzione belligerante – risulta essere il ‘fratello scemò’ della Nato, e questo rappresenta una sorta di presagio sinistro. Invece di avviare l’europeizzazione dell’Ucraina, avremo l’ucrainizzazione dell’Europa”.

“Quindi vede per l’UE un futuro poco roseo?”, domanda l’intervistatore. “È avvenuta una trasformazione molto rapida, quindi oggi l’UE – un’istituzione ormai bellicosa – sembra essere il ‘fratello sciocco’ della NATO, e questo rappresenta una sorta di sinistro presagio”, risponde Cabras. “Invece di avviare l’europeizzazione dell’Ucraina, avremo l’ucrainizzazioine dell’Europa”.

– Oggi siamo difronte a un mondo multipolare: che futuro vede per i Brics?

“Va innanzitutto detto che i Brics non rappresentano un’alleanza militare, per quanto ne dicano i media occidentali. Semmai sono una delle conseguenze della fine del neocolonialismo istauratosi negli anni Sessanta al posto dei vecchi assetti coloniali. Quel mondo fatto di nord e sud sta finendo in modo repentino, e i Brics rappresentano l’elemento di un ordine nuovo. Un quadro che vede i paesi europei, ex potenze colonizzatrici, riorganizzarsi per reagire alle novità riproteggendosi da vassalli sotto gli egemoni anglosassoni.
Vorrei spiegarmi meglio: la Germania soffre per la crisi con la Russia, si veda il sabotaggio del Nord Stream 2, ma la situazione viene incredibilmente accettata nella più completa acquiescenza: nessun appunto viene rivolto a chi gli aveva promesso proprio di far saltare quell’importante infrastruttura. Di riflesso tutta l’Ue ha accettato un’agenda fatta di contrapposizione, nonostante andasse contro i propri interessi. Ma prima o poi dovrà cambiare qualcosa”.

“Oggi ci troviamo di fronte a un mondo multipolare: che futuro vede per i BRICS?”, chiede l’intervistatore. “Va innanzitutto detto che i BRICS non rappresentano un’alleenza militare, nonostante ciò che dicono i media occidentali”, risponde Cabras. “Sono invece una conseguenza della fine del neocolonialismo che si è instaurato negli anni ’60 al posto dell’antico sistema coloniale. Quel mondo diviso tra nord e sud sta finendo rapidamente, e i BRICS rappresentano un elemento di un nuovo ordine. Un quadro in cui i paesi europei, ex potenze coloniali, si stanno riorganizzando per reagire alle novità, proteggendosi dalle influenze degli egemoni anglosassoni. Vorrei spiegarmi meglio: la Germania sta soffrendo a causa della crisi con la Russia, come si può vedere dal sabotaggio del Nord Stream 2. Questa situazione viene incredibilmente accettata nella più totale acquiescenza. Nessuna critica viene rivolta a coloro che avevano promesso di far saltare quell’importante infrastruttura. Di conseguenza, l’intera UE ha accettato un’agenda basata sulla contrapposizione, nonostante ciò andasse contro i suoi interessi. Ma prima o poi dovrà cambiare qualcosa”.

– Perché l’Ue accetta questo stato delle cose?

“Per un duplice motivo, innanzitutto di carattere storico, perché alla fine della Seconda guerra mondiale era stato progettato una struttura ancillare rispetto alle strategie nordamericane e di conseguenza accettato così. Poi per il cambio più recente delle classi dirigenti dei vari paesi europei, inclini a obbedire senza fiatare agli ordini d’oltreoceano e d’oltremanica. Succubi in tutto, vedi il caso Giorgia Meloni”.

“Perché l’UE accetta questa situazione?”, chiede l’intervistatore. “Per un duplice motivo”, risponde Cabras. “Prima di tutto, per ragioni storiche, perché alla fine della Seconda guerra mondiale è stata progettata una struttura subordinata alle strategie nordamericane e di conseguenza accettata. In secondo luogo, a causa del cambiamento più recente delle classi dirigenti dei vari paesi europei, che sono inclini ad obbedire senza fiatare agli ordini d’oltreoceano e d’oltremanica. Sono succubi in tutto, e un esempio di ciò è il caso di Giorgia Meloni”.

– Che ha da dire sulla premier?

“La Meloni di ieri non è la Meloni di oggi, si è smentita su tutto, un cambiamento radicale che l’ha resa sovrapponibile ai Verdi tedeschi, atlantisti ultras”.

“Cosa ha da dire sulla premier?”, chiede l’intervistatore. “La Meloni di ieri non è la Meloni di oggi, si è smentita su tutto. È stato un cambiamento radicale che l’ha resa simile ai Verdi tedeschi, atlantisti estremi”, risponde Cabras.

– Forse perché in realtà la classe politica ha svenduto il proprio ruolo ai poteri forti?

“I poteri dominanti vogliono allineare gli interessi a quelli dell’asse anglosassone – statunitense”.

“Forse perché in realtà la classe politica ha svenduto il proprio ruolo ai poteri forti?”, ipotizza l’intervistatore. “I poteri dominanti vogliono allineare gli interessi a quelli dell’asse anglosassone – statunitense”, risponde Cabras.

– Come vede Democrazia Sovrana e Popolare il multipolarismo?

“Noi lavoriamo perché l’Italia abbia una posizione che la emancipi rispetto all’Ue, alla Nato e all’Oms”.

“Come vede Democrazia Sovrana e Popolare il multipolarismo?”, domanda l’intervistatore. “Noi lavoriamo perché l’Italia abbia una posizione che la emancipi rispetto all’UE, alla NATO e all’OMS”, conclude Cabras.

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